Ancora oggi si tende spesso ad etichettare le persone quando si rivolgono ad uno psicologo, non è raro ascoltare qualcuno che invita a “non ingigantire i problemi perché andare in terapia è da matti”.
Questo, chiaramente, può indurre una persona ad evitare di affrontare un disturbo per il timore di sentirsi diversa, inadeguata rispetto agli altri. Oppure può portarla a minimizzare i problemi, e a sottovalutare le future conseguenze, accettando così di vivere con disturbi come la depressione che condizionano fortemente la vita delle persone. Quando, invece, rivolgersi ad uno psicologo potrebbe migliorare la situazione.
È chiaro che, a differenza dei sintomi fisici, quelli che riguardano la sfera psichica sono più difficili da cogliere. Quando è il momento di rivolgersi ad uno psicologo? Come si fa a capire se un malessere è il segnale solo transitorio di un periodo stressante o indica qualcosa di più profondo?
Si può dire che è il caso di contattare un professionista quando ci si trova in una situazione di disagio che limita le normali attività quotidiane, sia personali che sociali e lavorative. O quando si provano sentimenti come ansia o tristezza, senza motivo, la cui intensità è ingiustificata rispetto alla situazione reale che si vive. Oppure quando si inizia ad evitare situazioni, persone o luoghi per paure che appaiono ingiustificate.
Decidere di rivolgersi ad uno psicologo non vuol dire essere deboli, bensì è il segno che si ha la forza di riconoscere un problema e di affrontarlo. Di volersi mettere in discussione e diventare più consapevoli di se stessi.
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